Utilizzare
un cavallo per portare dei tronchi a valle, lungo fronti scoscesi senza vie di
accesso, non è certo un’idea nuova. La trazione animale e stata soppiantata dai
trattori solo pochi decenni fa e questa
sostituzione ha implicato l’abbandono di una serie di pratiche, in campo
agronomico e forestale, che si basavano sul più agile e leggero cavallo, asino
o mulo piuttosto che sul pesante ed invasivo mezzo meccanico. Piano, piano, piano! http://vimeo.com/marcotessaro/cavallo è un bel documentario
di Marco Tessaro che in circa mezz’ora ci racconta un esperimento di reintroduzione del cavallo nella gestione
forestale del Parco Regionale del Campo dei Fiori. Le ragioni di questo ritorno
al passato non hanno nulla a che fare con la nostalgia. Il cavallo può
realizzare interventi preclusi alla meccanizzazione, ha bassi costi di gestione
e non compatta il terreno e consente che importanti aspetti naturalistici siano
preservati. Il filmato racconta inoltre la storia di persone che hanno deciso,
anche controcorrente, di far dipendere la loro esistenza dalla terra e da ciò
che da essa si può ricavare. Sono agricoltori che durante l’inverno, come è
sempre successo a coloro che vivono grazie ai cicli naturali, lavorano nel
bosco per cavarne legna da opera e da ardere. La loro vicenda ci fa riflettere sul rapporto plurimillenario tra
gli esseri umani e gli animali, senza i quali non ci sarebbe l’agricoltura, invenzione
forse femminile che è anche responsabile della nascita delle città. Qui sta il
punto. Piero è, in un certo modo, il
protagonista del documentario: è prevalentemente lui che vediamo lavorare
insieme alla cavalla ed in compagnia dei cani. Il suo racconto ci dice della
ricerca di un rapporto senza filtri con la natura ed i suoi cicli. Piero
è un “neoagricoltore” della parte sud della provincia di Varese che, incurante del fatto di trovarsi in piena Megalopoli Padana e per di più molto vicino al suo aeroporto intercontinentale, aveva deciso di fare agricoltura biologica. Nel 1999 però si è reso conto che gli effetti della Malpensa rendevano impossibile il suo lavoro, così ha lasciato la terra della sua famiglia e, insieme ai suoi
animali, si è messo a fare l’agricoltore itinerante.Il suo
racconto ci dice della ricerca di un rapporto senza filtri con la natura ed i
suoi cicli. In questo sua itinerario egli ha incontrato alcuni “nuovi agricoltori”
come Massimo, che da anni coltiva un
pezzo di terra vicino alla città per cavarne
un reddito e per fare cultura della preservazione dei cicli naturali. Piero,
Massimo e gli altri che vediamo nel documentario o che ci sono venuti a presentare la loro
esperienza nel corso del bel convegno organizzato dalla rassegna Di terra e di cielo, ci raccontano della
possibilità concreta della gestione delle risorse naturali fatta all’insegna
delle buone pratiche. Questo appunto era il titolo del convegno di sabato 19
maggio 2012 – Natura e buone prassi –
organizzato presso il museo della cultura rurale prealpina di Brinzio (VA), che
sul tema ha raccolto contributi culturali e tecnici e si è concluso con una dimostrazione
di come un cavallo possa lavorare nel bosco. Mentre Andrea, boscaiolo della Val
di Susa, completava la sua dimostrazione altri nuovi agricoltori raccontavano le
loro esperienze di ritorno alla trazione
animale. Sono testimonianze che ci dicono dell’esistenza di una rete che non
coltiva la nostalgia ma intende trovare soluzioni concrete ai molti problemi
dell’agricoltura dipendente dai carburanti fossili. Nata oltre venti anni fa,
oggi rintracciabile sul web (http://www.noieilcavallo.org),
Noi
e il cavallo è una associazione
informale di agricoltori biologici e biodinamici che propone soluzioni
sostenibili ai problemi energetici e pratici dell’agricoltura contemporanea. La
trazione animale d’altra parte sostiene il 70% delle attività agricole e
forestali ed è ancora prevalente nei paesi meno sviluppati ed una sua pur
parziale reintroduzione nelle nostre pratiche agronomiche contiene un aspetto culturale di riscoperta dei principi universali della ruralità. E' una nuova agricoltura che tenta di ritornare alle
origini, tra natura e cultura, e che sa che il proprio lavoro non si esaurisce
con la coltivazione della terra ma va nella direzione della sua conservazione.
Non è un caso che molte di queste esperienze si collochino in ambiti periurbani,
come se la loro ragione fosse innanzitutto il tentativo di arginare gli effetti
dell’insostenibile ambiente urbano in continua crescita.
domenica 20 maggio 2012
giovedì 10 maggio 2012
La provincia di Varese tra Regio Insubrica e Megalopoli Padana
La provincia di Varese vive una doppia
identità: da una parte è collegata alla spina dorsale lacustre e montuosa della
Regio Insubrica, la subregione transfrontaliera della quale fanno parte i
territori dei laghi prealpini, e dall’altra alla Megalopoli Padana, il cui
cuore, Milano, articola un sistema circolatorio che giunge fino al Canton
Ticino.
Da un lato varese-land-of-tourism, la terra felice della quale parla la bellezza del paesaggio lacustre e prealpino, dall’altro il groviglio infrastrutturale di strade di ogni ordine e grado, ferrovie e poli per la logistica al servizio di decine di aree produttive, con al centro un aeroporto intercontinentale. Questa duplice rappresentazione di un territorio di circa 1200 chilometri quadrati dove vivono quasi 900.000 abitanti è, secondo noi, un fenomeno degno di nota. Per questa ragione abbiamo deciso di raccontarlo in un blog . Vi abbiamo messo e vi metteremo articoli sulle storie delle sue città e su quanto accade nel territorio, come si trasforma o come si trasformerà in virtù della gestione degli enti locali.
Da un lato varese-land-of-tourism, la terra felice della quale parla la bellezza del paesaggio lacustre e prealpino, dall’altro il groviglio infrastrutturale di strade di ogni ordine e grado, ferrovie e poli per la logistica al servizio di decine di aree produttive, con al centro un aeroporto intercontinentale. Questa duplice rappresentazione di un territorio di circa 1200 chilometri quadrati dove vivono quasi 900.000 abitanti è, secondo noi, un fenomeno degno di nota. Per questa ragione abbiamo deciso di raccontarlo in un blog . Vi abbiamo messo e vi metteremo articoli sulle storie delle sue città e su quanto accade nel territorio, come si trasforma o come si trasformerà in virtù della gestione degli enti locali.
Iscriviti a:
Post (Atom)